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Visualizzazione dei post da febbraio, 2021

Il gusto delle cose

Il gusto delle cose. Il titolo di una canzone che mi piace molto. Il gusto di percepire il tepore del sole.  Quello dell'aria di mare. Il gusto delle mattine fresche, frizzantine che quando esci ti danno la carica. Il gusto musicale. Il sapore di un bacio dell'amato. In questo meta-tempo, tutto mi è precluso. Anche la vista degli alberi e delle campagne di cui godo da casa mia.  Quanto siamo superficiali talvolta! Fino a 10 gg fa i miei problemi erano dover stare sempre nel letto di casa, dover stare lontano dalla mia città e dover vedere quelle campagne. Oggi vorrei tanto essere nel mio letto o sul mio divano a guardare qualsiasi paesaggio propinato. Oggi avrei voluto il bacio del mio amato, con la mascherina ovvio ma occhi negli occhi.  Oggi volevo vederlo dopo una settimana ed essere aiutata dalle sue braccia forti e coccolata con le sue premure. Le stesse che mi riserva a casa, quando mette le coperte sui termosifoni per farmi mettere sul divano con le coperte calde, ...

Qualcosa arriverà.

 Ho scoperto che la terapia del "blog" mi è tanto utile.  Fino a qualche giorno fa avrei detto che mi sarei sfogata con il canto e con la mia musica. Difficile cantare con una compagna di stanza, difficile cantare quando hai paura che il diaframma possa spingere su questa sacca che si sta svuotando, difficile cantare e ascoltare musica quando hai gli ormoni e la psiche in subbuglio. Cosa vuol dire essere governata dagli ormoni e approcciare alla musica in ospedale? Ascoltare canzoni che hai sempre ascoltato e che improvvisamente diventano traditrici, non ti aiutano più ma alimentano la tua disperazione e non fanno nulla. Ma come? Non fate nulla? Io sto male!! Note mie, dove siete? Accordi, quelli che mi colpivano le viscere talmente tanto da farmi partire sorrisi o balli improvvisi, che fine avete fatto? Nulla. E' Il silenzio ad aiutarmi. I primi giorni soprattutto.  Poi piano piano ... lo senti. Senti tuo figlio che si muove e si muove con una cadenza e ritmo che ti rico...

Dentro me.

 La notte e che vuoi dormire! Dopo una giornata in lacrime il mal di testa era imperante e i pensieri tanti e oscuri. Prima di andare a dormire faccio la mia consueta flebo. Ma la cannula era fuori quindi mi si gonfia il braccio e una macchia di medicinale si espande sulle lenzuola. Arrivano due infermieri. Uno mi toglie l'accesso venoso ormai compromesso. Si guardano perchè notano le mie braccia piene di lividure:  ho delle vene delicate che non si trovano facilmente e quindi le mie braccia sono a pois. L'altro impietosito mi dice: le prossime due flebo te le metto con la farfallina. Un nuovo accesso venoso te lo faccio mettere domani dall'anestesista che è brava.  Io penso bene, 3 buchi. riposa Ale che domani sentirai le "farfalline" hem cioè le stelline.  La persona che è venuta ad assistermi è dolcissima e mi aiuta nei compiti serali come lavarmi e le solite pale. Ore 6.30 flebo. ore 7.10 prelievo. Poggio la testa sul cuscino e provo a riposare un pochino pens...

La pala.

Ti dicono sii positiva, il bimbo ne risente, sei forte... Quante parole vuote e inutili!  Mi ero svegliata quasi di buonumore. Ho cominciato a guardare video di Massimo Troisi che mi hanno portato in un altro luogo per qualche ora. Poi..mi hanno detto di andare a fare l'eco.  Ero tesissima. Distesa sul lettino provavo a distrarmi leggendo al cellulare.  Me l'hanno tolto. Gli specializzandi parlavano a bassa voce di cose loro, mentre io in silenzio aspettavo mi dicessero qualcosa. Si perché io sono qui per un  problema e attendevo l'eco da tutta la settimana.  Nulla nessuna informazione. Solo commenti insulsi di fatti di vita quotidiana che onestamente chi se ne frega.  Poi d'un tratto... Eh ma qui il liquido non c'è.  Arriva finalmente una dottoressa che conferma, mi chiede se avessi perdite e mi dice eh è così ha la borsa rotta. Dobbiamo sperare e vedere un'altra settimana.  Le consiglio di stare a letto e non alzarsi proprio. Anche i bisogni: co...

La vita in una bolla

 Come si vive in ospedale? I primi giorni non sei lucido e devi trovare una sorta di ritmo. L'ospedale ha regole proprie, orari diversi e chi non ci ha mai trascorso tempo non ne ha alcuna idea.  Ho trascorso le prime 48 ore trasalendo perchè mi trovavo infermieri accanto d'improvviso che mi svegliavano per prelievi, siringhe, flebo a qualsiasi ora del giorno e della notte. Per cui riposavo negli scampoli di tempo. Mi sentivo depressa, senza forze o speranze.  Rimbombava nella mente solo quel maledetto foglio con le brutte notizie di un'eventuale nascita prematura e la paura della fatidica operazione. Non riuscivo a leggere, non riuscivo a mangiare molto, non riuscivo a vedere serie. L'unica cosa che mi riusciva era guardare un punto fisso. Non ho mai amato piangere in presenza di altre persone. Neanche della mia famiglia. Non riesco a spiegare il perchè, forse non mi piace mostrare le debolezze, vorrei essere sempre la roccia di chi amo. Eppure in questi giorni ho pian...

Spaesamento

 Il pronto soccorso.  Sei lì, gambe all'aria con un liquido che esce copioso mentre medici e specializzandi ti fanno ecografie, visite, passano, guardano si consultano.  Sembri un pezzo di carne, di quelli appesi nei camion frigo dei macellai, solo che sei vivo e aspetti di capire.  Si, la rottura c'è, e devi essere necessariamente ricoverata. Richiedono tante informazioni, anamnesi, sensazioni, e fanno firmare moduli su moduli mentre tu continui a scorrere e non sai se basteranno i mille fazzoletti messi e sentendo le tue mutande bagnarsi irrimediabilmente. Mentre firmi, parli e rifletti seduta alla sedia davanti ad una scrivania, ti prelevano sangue, ti fanno tamponi ovunque 1 poi 2 poi  3 poi  4. Poi ti fanno una puntura. Dopodichè ti fanno leggere un'informativa che mostra tutte le possibili conseguenze di un parto prematuro. Nessuna notizia letta su quel foglio è rassicurante, mostra solo scenari per cui la tua vita potrebbe solo uscire distrutta ma al...

Cosa accade?

 Da piccola sognavo di diventare una scrittrice. Ero una lettrice accanita, e mi perdevo in ogni singola pagina degli innumerevoli libri stipati nella libreria di casa.  Scrivevo lettere, poesie, racconti che poi riponevo in un cassetto o consegnavo agli amici perchè erano pensieri per loro. Tuttavia sapevo di dover lavorare per poter realmente scrivere un libro. Ogni tanto andavo a trovare una zia che aveva un piccolo spazio giù casa sua. Attraverso un muretto c'era un'apertura dalla quale riuscivo a vedere un piccolo giardino. Io lo immaginavo come il mio percorso nella scrittura. Uno studio di quella fessura che prima o poi mi avrebbe portato a raggiungere un giardino spettacolare. Anni più tardi (pochi) mostrai alcune lettere al fidanzato dell'epoca che mi liquidò con un "non mi piace come scrivi". Erano gli anni delle insicurezze e delle paure e io ero talmente presa dal mio affetto che gli donai la fiducia totale in ogni singola parola detta. E lì decisi di ...