Qualcosa arriverà.
Ho scoperto che la terapia del "blog" mi è tanto utile.
Fino a qualche giorno fa avrei detto che mi sarei sfogata con il canto e con la mia musica. Difficile cantare con una compagna di stanza, difficile cantare quando hai paura che il diaframma possa spingere su questa sacca che si sta svuotando, difficile cantare e ascoltare musica quando hai gli ormoni e la psiche in subbuglio.
Cosa vuol dire essere governata dagli ormoni e approcciare alla musica in ospedale? Ascoltare canzoni che hai sempre ascoltato e che improvvisamente diventano traditrici, non ti aiutano più ma alimentano la tua disperazione e non fanno nulla.
Ma come? Non fate nulla? Io sto male!! Note mie, dove siete? Accordi, quelli che mi colpivano le viscere talmente tanto da farmi partire sorrisi o balli improvvisi, che fine avete fatto?
Nulla. E' Il silenzio ad aiutarmi. I primi giorni soprattutto.
Poi piano piano ... lo senti. Senti tuo figlio che si muove e si muove con una cadenza e ritmo che ti ricorda una canzone... Ogni giorno, nei mesi precedenti a questo terribile periodo, ho dedicato del tempo alla musica sulla mia pancia affinchè la riconoscesse prima o poi. Gli ho fatto ascoltare di tutto, Concato, Bob Marley, Wonder, Ella, Daniele e chi più ne ha più ne metta.
Però fisso, ogni giorno, gli ho dedicato due canzoni di una cantante brasiliana che ho scoperto in questo periodo, Luisa Sobral.
Vais receber o melhor presente
Che tu sappia come amarlo e volerlo per sempre
Que o saibas estimar e querê-lo pra sempre
Che tu sappia come prenderti cura
Que o saibas cuidar
Insegnare tutto
Tudo ensinar
Che tu sappia amare
Que o saibas amar
Vais receber um melhor amigo
Che condividerà con te tutta la sua vita
Que vai partilhar a vida toda contigo
Ebbene, in un pomeriggio di inedia, pensando al ritmo e a questa canzone, decido di mettere sulla mia pancia questa canzone. E lui si muove! Tantissimo!
Eccola. E' tornata la mia musica!
E adesso è tornata ad essere uno dei miei appigli. D'altronde lei mi conosce più di tutti.
E oggi, che è sabato, e i ritmi in ospedale si placano e si hanno tante ore da passare finchè la giornata possa terminare approfitto dell'assenza della mia compagna di stanza per ascoltare.
Oggi torna Luisa, e arriva Barbieri, Bollani, Cammariere e... Daniele. Qualcosa arriverà.
Oggi che i pensieri sono sempre e solo rivolti alle perdite della mia borsa rotta la musica mi riprende. E lui balla. Si muove e mi accontento.
Parlando con una persona ho realizzato che ho attraversato tante fasi in questo periodo:
spaesamento, paura, disperazione e attuallemente, forse, rassegnazione. Forse. Ma anche no.
Ho deciso di chiamarla accoglienza: accolgo ciò che mi accade. Giorno per giorno. E provo a farmelo bastare.
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